LE FOTOGRAFIE SPIEGATE: IL MILIZIANO SPAGNOLO COLPITO A MORTE, DI ROBERT CAPA.
PROBABILMENTE UNA DELLE IMMAGINI ICONICHE DEL SECOLO SCORSO, RACCONTA IN UNO SCATTO QUANTO È FACILE MORIRE.
Robert Capa, mi spiace deludervi, era Ungherese e non americano. E non si chiamava veramente Robert Capa, ma Endre Ernő Friedmann.
Il nome di Robert Capa era stata un’invenzione di Friedmann e della sua compagna Gerda Taro.
In un periodo dove Frank Capra spopolava, avevano usato un nome simile per dare vita ad un personaggio di fantasia: un fotografo americano, sbarcato a Parigi per fare fortuna in Europa.
Effettivamente i due per diversi anni firmarono i loro lavori con lo pseudonimo di Robert Capa, nome che restò poi a Friedmann quando i due decisero di separare le “ragioni sociali”. Per il resto della sua vita l’unico nome utilizzato fu lo pseudonimo e probabilmente fu la sua fortuna.
La coppia Friedmann-Taro restò in Spagna tra il 1936 ed il 1939 per poter documentare la guerra civile, periodo nel quale riuscirono ad acquistare fama e denaro grazie ai reportage pubblicati.
LA FOTO DEL MILIZIANO: UNA CONTROVERSIA CHE CONTINUA TUTT’ORA.
Al momento ancora non si sa se sia vera oppure no. Mi spiego: ci sono molti punti controversi che testimoniano il fatto che potrebbe essere una fotografia “posata”.
- Pare che nel giorno e nel posto indicato da Capa non ci siano state nè battaglie nè morti.
- La pellicola usata non è del formato corrispondente a quello usato per la Leica di Capa (la foto è su un rullo 120 mentre lui scattava in 35 mm)
Per contro, il biografo ufficiale di Capa fece ricerche in merito e tramite il centro internazionale di fotografia, riuscì a rinvenire una vecchia intervista al fotografo effettuata nel 1947, dove raccontava come era riuscito a cogliere lo scatto:
“La foto è stata scattata mentre i soldati correvano ad ondate verso una mitragliatrice fascista per abbatterla. Al terzo o quarto tentativo di assalto dei miliziani ho messo la macchina fotografica sopra la mia testa e senza guardare ho fotografato un soldato mentre si spostava sopra la trincea, questo è tutto.”
Ad avvalorare le parole parla anche lo stile di Capa: scattava abitualmente senza guardare nel mirino, considerando che il pensiero preminente era non solo quello di fotografare, ma anche quello di portare a casa la pelle.
Al di là della verità, rimane il fatto che questo sia uno scatto veramente emblematico e storicamente importante per la storia della fotografia.
LA FOTO DEL MILIZIANO: UN CONTROSENSO CHE FUNZIONA
Guardando l’immagine mi accorgo subito di qualcosa che non funziona: Il fucile in verticale, messo nella estrema sinistra, blocca completamente il flusso di lettura dell’immagine! Lo sguardo non può andare oltre e si ferma a quel fucile piantato a sinistra.
Ed allora come mai questo scatto ha questa forza evocativa della morte, in maniera così prepotente?
Il fucile è la chiave di tutto: il fatto che sia subito a sinistra, dona più la sensazione di un palo, qualcosa di bloccato permanentemente in quella posizione, di inamovibile. Tutto questo in forte contrapposizione con il movimento del miliziano estremamente dinamico e proiettato verso destra.
Il risultato è quello di una persona “strappata” da quel fucile, come se correndo venisse improvvisamente trattenuta da questo “palo” inamovibile. Un’improvvisa interruzione di un flusso “naturale” come quello della vita.
A conferma di questa ipotesi, basta riflettere l’immagine:
Girando l’immagine, il fucile diventa un oggetto su un piano secondario, quasi scompare all’attenzione. Il peso “inamovibile” che il miliziano ha nel braccio non esiste più e sembra quasi che il fucile debba cadere fuori dall’immagine stessa.