robert-capa-miliziano-morente @ gabriele donati fotografo

“il miliziano morente” di Robert Capa – 1936

LE FOTOGRAFIE SPIEGATE: IL MILIZIANO SPAGNOLO COLPITO A MORTE, DI ROBERT CAPA.

PROBABILMENTE UNA DELLE IMMAGINI ICONICHE DEL SECOLO SCORSO, RACCONTA IN UNO SCATTO QUANTO È FACILE MORIRE.

 

Robert Capa, mi spiace deludervi, era Ungherese e non americano. E non si chiamava veramente Robert Capa, ma Endre Ernő Friedmann.

Il nome di Robert Capa era stata un’invenzione di Friedmann e della sua compagna Gerda Taro.

In un periodo dove Frank Capra spopolava, avevano usato un nome simile per dare vita ad un personaggio di fantasia: un fotografo americano, sbarcato a Parigi per fare fortuna in Europa.

Effettivamente i due per diversi anni firmarono i loro lavori con lo pseudonimo di Robert Capa, nome che restò poi a Friedmann quando i due decisero di separare le “ragioni sociali”. Per il resto della sua vita l’unico nome utilizzato fu lo pseudonimo e probabilmente fu la sua fortuna.

 

La coppia Friedmann-Taro restò in Spagna tra il 1936 ed il 1939 per poter documentare la guerra civile, periodo nel quale riuscirono ad acquistare fama e denaro grazie ai reportage pubblicati.

LA FOTO DEL MILIZIANO: UNA CONTROVERSIA CHE CONTINUA TUTT’ORA.

Al momento ancora non si sa se sia vera oppure no. Mi spiego: ci sono molti punti controversi che testimoniano il fatto che potrebbe essere una fotografia “posata”.

 

  • Pare che nel giorno e nel posto indicato da Capa non ci siano state nè battaglie nè morti.

 

  • La pellicola usata non è del formato corrispondente a quello usato per la Leica di Capa (la foto è su un rullo 120 mentre lui scattava in 35 mm)

 

Per contro, il biografo ufficiale di Capa fece ricerche in merito e tramite il centro internazionale di fotografia, riuscì a rinvenire una vecchia intervista al fotografo effettuata nel 1947, dove raccontava come era riuscito a cogliere lo scatto:

“La foto è stata scattata mentre i soldati correvano ad ondate verso una mitragliatrice fascista per abbatterla. Al terzo o quarto tentativo di assalto dei miliziani ho messo la macchina fotografica sopra la mia testa e senza guardare ho fotografato un soldato mentre si spostava sopra la trincea, questo è tutto.”

Ad avvalorare le parole parla anche lo stile di Capa: scattava abitualmente senza guardare nel mirino, considerando che il pensiero preminente era non solo quello di fotografare, ma anche quello di portare a casa la pelle.

Al di là della verità, rimane il fatto che questo sia uno scatto veramente emblematico e storicamente importante per la storia della fotografia.

 

LA FOTO DEL MILIZIANO: UN CONTROSENSO CHE FUNZIONA

Guardando l’immagine mi accorgo subito di qualcosa che non funziona: Il fucile in verticale, messo nella estrema sinistra, blocca completamente il flusso di lettura dell’immagine! Lo sguardo non può andare oltre e si ferma a quel fucile piantato a sinistra.

 

robert-capa-miliziano-morente @ gabriele donati fotografo

il fucile è la chiave di tutto

Ed allora come mai questo scatto ha questa forza evocativa della morte, in maniera così prepotente?

Il fucile è la chiave di tutto: il fatto che sia subito a sinistra, dona più la sensazione di un palo, qualcosa di bloccato permanentemente in quella posizione, di inamovibile. Tutto questo in forte contrapposizione con il movimento del miliziano estremamente dinamico e proiettato verso destra.

 

Il risultato è quello di una persona “strappata” da quel fucile, come se correndo venisse improvvisamente trattenuta da questo “palo” inamovibile. Un’improvvisa interruzione di un flusso “naturale” come quello della vita.

 

A conferma di questa ipotesi, basta riflettere l’immagine:

 

robert-capa-miliziano-morente @ gabriele donati fotografo

l’immagine capovolta toglie ogni peso al fucile

Girando l’immagine, il fucile diventa un oggetto su un piano secondario, quasi scompare all’attenzione. Il peso “inamovibile” che il miliziano ha nel braccio non esiste più e sembra quasi che il fucile debba cadere fuori dall’immagine stessa.