MIGLIORARE LA COMPOSIZIONE FOTOGRAFICA – PARTE 1
La composizione fotografica – Il mio massimo dilemma di quando ero ragazzino era: perché quando fotografo qualche cosa che mi piace molto, poi riguardando quell’immagine non ci ritrovo nulla di quello che vedevo nel momento dello scatto?
Per dare risposta a questo mio dilemma, sono dovuti passare anni, purtroppo perché continuavo a concentrarmi su aspetti sbagliati del problema. Lavoravo fino allo sfinimento su diaframmi, tempi di scatto, filtri, ma nulla. Quello che vedevo era completamente diverso da quello che fotografavo.
Fondamentalmente sbagliavo l’approccio, mi concentravo su quello che vedevo e non su quello che percepivo!
In parole povere: l’occhio umano percepisce un’immagine mediandola tra stimoli fisici e psicologici. Un tramonto, per esempio, lo potrò percepire come rilassante ed emozionante se visto da una baita in montagna, ma cambierà completamente natura emozionale se visto dalla tangenziale mentre sono in coda a luglio con trentacinque gradi e con l’aria condizionata rotta. Però il tramonto resta tale, il sole è sempre lo stesso che tramonta all’orizzonte.
Traducendolo in termini pratici, la macchina fotografica “vede” mentre il nostro occhio “percepisce”.
In più la macchina fotografica vede in 2d mentre il nostro occhio lavora su aspetti come la profondità ed il movimento, cose non da poco.
Cosa si può fare quindi per riuscire a fare foto più simili alla nostra percezione?
Semplice, bisogna ingannare la percezione stessa!
Mettiamo qui un po’ di punti:
1 – l’occhio “vede” in maniera selettiva, pone l’attenzione su aspetti di interesse tralasciando il resto, la macchina fotografica vede e registra tutto.
Occorre perciò imparare a pulire i nostri scatti, eliminare tutto il periferico, in poche parole “asciugare e rapprendere il succo” ponendo l’attenzione solo su quello che è fondamentale.
2 – l’occhio vede in maniera stereoscopica, per imitare questa visione dovremo ricreare un’illusione di profondità con elementi grafici (per esempio le ombre o le sfocature).
3 – l’occhio “vede” in maniera contestualizzata mentre la macchina fotografica pone tutto nella cornice dell’inquadratura, decontestualizzando il soggetto.
Ma passiamo all’azione vera e propria con qualche possibile trucco per poter interiorizzare ed automatizzare la nostra capacità di visione:
“METTERSI NEI PANNI” DELLA MACCHINA FOTOGRAFICA:
Costruiamo una cornice rettangolare dove il buco interno è di 10×12 cm, possibilmente utilizzando un cartoncino nero, ma anche uno bianco andrà bene.
A cosa serve questo affare? Prima di tutto cominciamo a guardarci attraverso. Scopriremo che:
1. Incornicia il soggetto e lo isola, simulando la cornice della fotografia.
2. Guardando attraverso con un solo occhio, potremo utilizzare la visione monoculare della camera fotografica, ovvero vedremo senza profondità.
3. Ponendo l’occhio a distanze diverse dalla cornice, potremo simulare diverse distanze focali e imitare le varie ottiche tele, media e grandangolare che normalmente abbiamo nel nostro corredo.
Con questo strumento semplice, potremo allenarci ad inquadrare in maniera più cosciente senza il trasporto emotivo del click, che spesso ci porta a scattare senza ragionare sull’inquadratura.
Ok perfetto, ma su cosa ci dobbiamo allenare con questa cornice?
Fermo restando che la composizione non ha vere regole, ma piuttosto principi, comincerei con uno dei principi più utilizzati e che si basa sulla sezione aurea.
La sezione aurea afferma che se dividiamo una linea in due segmenti diseguali A e B, il rapporto tra il minore (B) e il maggiore (A) è uguale al rapporto tra il maggiore e l’intera linea.
Perché ci interessiamo tanto di questa cosa?
Perché se dividiamo la nostra inquadratura secondo questo principio, otterremo una divisione in terzi del nostro fotogramma, individuando nove zone e quattro intersezioni chiamate punti forti.
Per uno strano motivo, la psicologia ha rilevato che nell’osservazione di un’immagine, l’occhio si dirigerà spontaneamente verso una delle sezioni auree.